venerdì 5 novembre 2010

Non ci sono più le minorenni di una volta


Dal Giornale del Popolo dell'8 novembre
E pensare che noi l'avevamo iniziato a pensare qualche tempo fa, poco dopo il dilagare dei pantaloni skinny a vita bassa, che ammazzano le gambe e liberano le maniglie dell'amore, ma migliorano l'aspetto del gluteo e rivelano impietosi l'età di chi li indossa. Dicevamo, ecco, che quando eravamo giovani noi la moda assecondava in pieno i complessi delle adolescenti e così noialtre affondavamo in enormi pantaloni da rapper, in grado di coprire grazie che sarebbero state da censurare solo molti anni dopo, quando ci saremmo decise a scoprirle. Indossavamo maglie larghe e informi e le nostre madri si sgolavano invano con quei «tira su le spalle, che sembri già gobba». Insomma, noi sì che avevamo dei complessi. I valori non ce li avevamo neanche noi e anzi già allora, come in tutte le epoche, eravamo “giovani d'oggi”, colpevoli di aver preferito la tv alle manifestazioni di piazza dei nostri genitori. Il tubo catodico ci aveva liberato molto più delle rivendicazioni delle nostre madri sulle proprietà dell'utero e sinceramente parlando crescere con Non è la Rai ci è piaciuto moltissimo. Già allora gli adulti si indignavano e la cosa ci stava benissimo. Avevamo dei complessi, noi. Avevamo un disagio esistenziale, noi. Avevamo avuto un'infanzia ovviamente problematica e un'adolescenza mediamente ribelle. Avevamo giocato a Barbie, noi. E lungo tempo l'abbiamo passato a far fare a Barbie e Ken acrobazie sessuali censurate solo da quel loro esistere unicamente in plastica. Ecco noi credevamo d'aver fatto tutto abbastanza bene in termini di rivoluzioni e di scandalizzazione degli adulti/genitori/benpensanti. Poi bastano una Ruby e un Bunga Bunga e ci ritroviamo in coda con gli adulti/genitori/benpensanti di oggi a dire che non ci sono più le minorenni di una volta. E allora, minorenni o no, come dice il mio amico saggio e arguto: «Se le poco di buono ci precederanno nel regno dei cieli, è meglio cominciare a prendere il biglietto».

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