venerdì 29 ottobre 2010

L'ora di fare tardi

Dal Giornale del Popolo del 29 ottobre
È iniziato l'inverno. Si possono anche osare gonne corte, perché i collant coprono provvidenzialmente le ginocchia che dopo i vent'anni scendono la china della flaccidità. È iniziato l'inverno ed è indiscutibile che se mangi e bevi come un tricheco un maglione di cachemire copre gonfiori e sensi di colpa. È iniziato l'inverno e ritrovare le gonne che avevi diligentemente riposto sei mesi fa ti fa sentire meglio. Se provandole le trovi inspiegabilmente grandi puoi raccontarti che sei dimagrita, «come tu magrita», mi dice sempre la badante di mia nonna che è l'unica ad aver capito come farmi felice. Di fronte a quei capi che non puoi più indossare ti si pone un problema etico non indifferente: tenerli nell'armadio, segretamente sapendo che prima o poi ingrasserai di nuovo, o tentare il folle volo e farli sparire aggrappandoti con la forza di volontà alla taglia 42? È iniziato l'inverno e, al netto dei dilemmi etici che si consumano nella cabina armadio, è un bel periodo. Il berretto di lana ti libera dalla schiavitù della messa in piega, i guanti bordati di pelliccia ti danno un'aria per bene, gli stivali col tacco sono più comodi di mille sandali scivolosi. Questo salutare esercizio di positività iniziato per non pensare a questo freddo che spacca le ossa si è infranto quando ci hanno detto che nella notte tra sabato e domenica si consumerà l'orrendo evento del ritorno dell'ora solare. O forse legale? Non lo so. La Ficcanaso si rifiuta di comprendere queste cose (e dunque di dar loro un nome). Sabato sera sarà tutto un discutere su come bisogna spostare le lancette dell'orologio (lui lo saprà e tu no) e domandarsi se i cellulari moderni lo fanno da soli oppure no. Sarà una domenica mattina disorientata in cui ci vorranno almeno un paio d'ore per capire che diavolo di ore sono. E nel frattempo dovunque starai andando sarai già in ritardo.

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