venerdì 13 luglio 2012

Clicchiamo ancora le stesse cose

Dal Giornale del Popolo del 13 luglio

Come in ogni guerra che si rispetti ci sono gli sfollati e i coraggiosi della prima linea. Donne e bambini parcheggiati nelle taverne di case lontane. Uomini in città a fare la spola tra casa e ufficio. Dal fronte telefonano ogni sera. Dalla cornetta il lamento della solitudine metropolitana e poi quei rumori di bicchieri e pure una musica leggera in sottofondo. «Cosa vuoi, non posso mica stare sempre in casa?». E certo, meglio una birretta coi colleghi che intere sessioni di videogiochi a tarda notte per riempire il silenzio di una casa pulita e deserta. Da quaggiù ci sentiamo colpevoli per le ore di mare, i saldi, l'ozio goduto senza ritegno. Perciò nessuna domanda può essere inquisitoria. Che in fondo, se le piante non vengono annaffiate è lo stesso: stavolta moriranno per un motivo serio. E no che non è grave se il letto non viene rifatto da una settimana. E nemmeno è un problema questo fatto che sentirsi al telefono è diventato impossibile adesso che gli orari sono così diversi e incompatibili. Per parlare di cosa poi? Cosa possono avere da dirsi persone che vivono in pianeti diversi? Qua non ci sono gli autobus e non si leggono i giornali. Le tre tacche del collegamento wirless sono un lusso da festeggiare a champagne. Intanto lassù la vita continua con tutte quelle cose che si considerano importanti per la maggior parte dell'anno, a cominciare dai giornali e dai dibattiti politici televisivi. Così ci ritroviamo a discutere delle foto “rubate” in cui Belen e l'attuale fidanzato danzano in acqua in stile Dirty Dancing con costumi ridottissimi e pose a favore di telecamera. E fieramente ci si stringe il cuore a pensare come tutto al mondo passa e quasi orma non lascia: un po' di anni fa era Borriello, lo scorso anno Corona. Estate che vai, scatti bollenti che trovi. E noi non abbiamo niente da dirci. Ma clicchiamo ancora le stesse cose.

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