venerdì 7 settembre 2012

L'arte di litigare

Dal Giornale del Popolo del 31 agosto

Forse è tutta colpa di queste cucine moderne, talmente educate che i cassetti non sbattono neanche se li tiri con tutta la forza che hai in corpo. C’è un meccanismo perfetto che li rallenta a un secondo dall’impatto, così viene neutralizzato uno degli ingredienti base di ogni buon litigio: sbattere le cose prima di sbattere in faccia all’altro una miriade di dettagli per girare intorno al vero motivo. Perché insomma lo vogliamo dire una buona volta o no che le camicie non si tolgono come magliette e insomma non ci vorrà mica una scienza a capire che i bottoni vanno slacciati prima di togliere la camicia, no? Ma forse non c’è tempo perché bisogna essere bene attenti a individuare con precisione il centro della sala da pranzo e abbandonare lì le scarpe appena entrati in casa. Per non parlare dell’occuparsi di quei piccoli lavoretti di casa, motivo per cui una ragazza contemporanea si mette in casa un uomo. E invece la finestra della stanza da letto sta per marcire in attesa di essere riparata per non parlare del motorino a un passo dalla rottamazione. E poi non è possibile che non cucini mai. Oggi tutti gli uomini trovano così chic mettersi ai fornelli che non si capisce perché proprio quelli che ci siamo portate in casa noi non distinguano uno scolapasta da una pentola antiaderente. E poi il cellulare. Che sta di fianco a te sul tavolo come un figlio sul seggiolone. Odio che lo controlli ogni trenta secondi mentre. Sì, ecco, mi trascuri. Sono stufa e torno da mia madre. E voglio stare un po’ da sola perché tu mi lasci troppo da sola. E mentre siamo qui a emulare uno dei più grandi insegnamenti di vita di Elio e le storie tese (Cara ti amo) mi è sfuggito il cassetto di mano. E non faremo pace finché non mi porterai ai Caraibi.

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