venerdì 15 novembre 2013

Ancora contro la consapevolezza alimentare

Dal Giornale del Popolo del 15 novembre

Siamo rimaste in poche e dobbiamo esserci distratte tutte nello stesso momento. Quel momento che è bastato per trasformare le nostre amiche in appassionate di cucina, sperimentatrici di ricette e instragrammatrici seriali dei propri piatti. Se non lo sono hanno sposato qualcuno che sa farlo al posto loro e con cui condividono la religione che infesta il decennio, quella della consapevolezza alimentare. Conoscono gli alimenti in un modo molto diverso da noi ragazze sotto perenne minaccia della dieta. Loro non contano le calorie né distinguono i grassi da girovita contro quelli da girocoscia. O almeno fingono di non farlo. Si mostrano mentre valutano la genuinità dei cibi, si vantano di leggere le etichette al supermercato senza accontentarsi del packaging accattivante. Se capita modificano anche le ricette a seconda dei propri gusti, mentre la vera inadatta in cucina si riconosce perché se tra gli ingredienti compare il “sale di Maldon” esce di casa anche in mutande pur di avere quel che serve. È talmente a disagio in quel campo non suo che sa che anche la minima improvvisazione potrebbe innescare tragedie assortite e irreparabili. Piuttosto che cucinare per un uomo l'inadatta lo invita a cena fuori tutte le sere. Ma almeno è spietatamente sincera quando si guarda allo specchio e sa che non ci sono proprietà degli alimenti da addurre come scusanti: l'unico modo per dimagrire è digiunare

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