giovedì 17 luglio 2014

Tesoro, c'è un sacchetto nel bagagliaio

Dal Giornale del Popolo del 27 giugno

Su una cosa sono sempre stati d'accordo: no alla cassa da morto, quella specie di appendice del bagagliaio collocata sopra il tetto della macchina che sembra un destino inevitabile per le famiglie con figli. E invece loro, quattro pargoli e una pericolosa maggioranza femminile, non hanno mai ceduto. Ed è per non cedere su quell'unico principio che la battaglia si è fatta da anni campale, centimetro per centimetro nell'abitacolo e nel bagagliaio. Hanno accantonato anche i soliti siparietti sulle scarpe: lui due, lei otto. Lui ha rinunciato all'annuale battuta: ma cosa te ne fai che tanto non usciamo mai? Lei ha accettato l'evidenza che non avrà mai abbastanza occasioni per indossare tutto quello che porta in valigia. È una forma di pace anche questa e tutto va liscio almeno fino alla mattina della partenza, quando a lui tocca caricare le valigie faticosamente preparate da lei. E lì, quando sotto il bagagliaio aperto si assiepano quattro valigie medie e cinque sacchetti, lui perde il controllo. Il sacchetto delle scarpe, quello dei giochi del mare, quello per libri e riviste, il sacchetto per le cose dell'ultimo minuto. Volano stracci, parole pesanti. Lei che spiega l'infinita duttilità del sacchetto («possiamo schiacciarlo sotto il sedile o anche darlo in mano a uno dei bambini»), lui che esamina mentalmente le opzioni che gli restano prima della violenza. E immagina di trasformare la macchina in un volo Ryan Air con un limite inflessibile sui bagagli a mano.

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