venerdì 8 agosto 2014

Il parrucchiere che vogliamo è senza pietà

Dal Giornale del Popolo dell'8 agosto

Non avrei mai voluto essere nei panni di quella che ha candidamente ammesso di farsi abitualmente la tinta da sola. L'essere straniera deve averle impedito di cogliere fino in fondo il tono del parrucchiere, da parte sua per nulla preoccupato di nascondere il proprio sincero disprezzo. Pochi secondi prima apprezzava i bei lineamenti di una cliente, «certo, c'è anche qualche chilo di troppo. Ecco, chi mi ricordi: Adele, la cantante». Neanche il tempo di illuminarsi e quell'altra si ributtava a capofitto nella lettura delle intenzioni matrimoniali di Elisabetta Canalis e della posta del cuore in cui Eleonora Giorgi discettava sul fascino del manovale raccontato tra mille pudori dalla signora Tullia.  Con uno spirito analogo a quello che ci rende devote ai personal trainer che ci spronano a colpi di insulti, ogni paragone indecente ci rende anno dopo anno più fedeli allo stesso parrucchiere senza pietà. Per andare da lui ci trucchiamo e vestiamo come nelle migliori occasioni. È bravo ma non promette miracoli o comunque non senza la collaborazione della cliente; per questo presentarsi sciatte è un affronto che lui non sopporta. Ecco perché il fondo si è toccato stamattina e non per colpa della signora amante delle tinte fai da te, ma di quell'altra che ha chiesto in taglio molto corto "così dura di più". Ha sospirato, cercato di spiegare che il capello è un'opera d'arte fino a produrre un grande pezzo di “ceraunavoltismo”: «Una volta queste richieste le facevano gli uomini, se oggi sono le donne a pensare solo alla praticità è tutto finito». Gli ho voluto bene una volta di più. E ho pensato che Adele non è certo una brutta ragazza.

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