giovedì 18 settembre 2014

Whatsapp e la tecnologia che ci consentiva di tirarcela

Dal Giornale del Popolo del 5 settembre

Immaginate di essere davanti a vostro marito, di parlargli e di disporre di un marchingegno per sapere con certezza che quel che gli state dicendo è stato sentito e perfino compreso. A quel punto nessun televisore troppo alto, nessun dialogo con i bambini, nessun telefono che squilla sarebbe un alibi credibile se il malcapitato sostenesse di aver dimenticato qualcuna delle vostre indispensabili richieste. È più o meno questo quello che abbiamo temuto tutti l'altra sera, quando qualche spiritoso che andrebbe denunciato per procurato allarme ha messo in giro la voce che Whatsapp, il famoso programma di messaggistica istantanea, stava per inserire una notifica di lettura dei messaggi. Ci siamo figurate un futuro privo di alibi e di scuse e pieno di paranoie su paranoie: se ha letto il mio messaggio perché non risponde? E perché risponde dopo così tanto tempo? Nella preistoria degli sms conoscevo una tizia che ai messaggi che le interessavano particolarmente (non sapeva ancora precisamente “quanto” particolarmente le interessassero, ma questo è un dettaglio) rispondeva con almeno tre, quattro ore di ritardo. Poco dopo lui iniziò a fare lo stesso. Il corteggiamento fu lunghissimo per evidenti questioni tecniche. Bei tempi, quelli in cui la tecnologia ci permetteva di tirarcela. Ed eravamo così giovani e spavaldi da non preoccuparci neppure per un istante della parola notifica.

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