venerdì 2 gennaio 2015

Il giorno dopo, il giorno della verità

Dal Giornale del Popolo del 2 gennaio

Non è l'aver mancato l'alba. Neppure l'essere arrivati a mezzanotte agilmente solo grazie al fatto che i bambini non volevano saperne di dormire. Non è neppure l'aver iniziato da mezzanotte e zero uno a pensare a quale mercato nero avremmo elemosinato mezzo chilo di pane il giorno dopo. In fondo per gente che ha sempre snobbato le feste dell'ultimo dell'anno, la declinazione casalinga e borghese della ricorrenza non è un'onta. L'onta, quella che svela quanto velocemente passino i capodanni e quanto sia lontana quella faccia liscia e perplessa che ci fissa nei documenti di identità, è il giorno dopo. Quello in cui i progettavi di goderti la città deserta, sfidando la temperatura nella certezza che il freddo stimoli le risposte metaboliche, e invece ti ritrovi sul divano con televisore acceso e testa pesante. Un giro di ricognizione virtuale svela che la sintomatologia è comune: nessuna voglia di uscire di casa, disperata ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti per la cena e rimpianto per non esserci divisi gli avanzi, perché quel cotechino con lenticchie a cui abbiamo rinunciato solo poche ore fa, adesso ci farebbe vergognosamente comodo. Che non abbiamo più il fisico lo capiamo il giorno dopo. E anche questo è un ottimo modo per ridimensionare l'orrenda frenesia da propositi tipica dei primi giorni dell'anno.

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