venerdì 20 febbraio 2015

Il tuo mondo in un ufficio


Dal Giornale del Popolo del 20 febbraio
Nell’ultimo cassetto ci sono i cucchiaini per lo yogurt, lo spazzolino da denti, un’aspirina, un paio di bustine di tè. Persino un deodorante spray da diffondere discretamente nell’ambiente quando l’ascella del vicino di scrivania si fa troppo invadente. Sarà perché tutto sommato ci trascorriamo più tempo che a casa, ma nei nostri uffici ricreiamo un po’ del nostro ambiente, facendo provviste di oggetti di prima necessità, segnando il territorio con oggetti che dicano chi siamo. Dalle foto ai disegni dei bambini, passando per i fiori e i ricordi. Per questo cambiare scrivania è un po’ morire e fa paura come un trasloco dalla casa di una vita. Ritrovi cose sepolte sotto anni di polvere e ricordi. Ho visto ragazze piangere al momento di firmare una lettera di dimissioni, altre farsi venire gli occhi lucidi perché il capo le ha spostate al piano di sotto, lontano dai colleghi con cui condivideva i cucchiaini per lo yogurt. Cambiano vita, si ritrovano in ufficio con poche finestre e aria pesante. E il primo giorno non mangiano per non sbagliare, poi la fame vince e si aggregano a chi sta uscendo per un panino. Fino a che una mattina non arrivano abbastanza presto da origliare i discorsi alla macchinetta del caffè. E così, tra Cinquanta sfumature di grigio e dissertazioni sulle ultime tendenze della depilazione, capiscono che forse tutto il mondo è paese. Un paese dove i grafici hanno sempre qualcosa da ridire sulle foto che gli sottoponi e i tecnici dei computer insultano chi usa i Mac.

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