martedì 13 dicembre 2016

L'importante è non prenderla sul personale

Dal Giornale del Popolo del 9 dicembre

A scuola, in ufficio, a casa, siamo circondate da maschi e anche quando pensiamo di conoscerli fin troppo bene rimaniamo di sasso di fronte all'imperturbabilità che li contraddistingue. Dopo una giornata di ingiustizie e di ferite arrivi sfinita e pensi: ora ne parlo con lui, mi abbraccerà, guarderemo un film dopo aver steso una bottiglia di rosso in questa vigilia di anniversario. Racconti, spieghi, dici e quello obietta come un poliziotto che dovesse mettere a verbale: “Non raccontarmi quello che pensi tu, per favore, raccontami quello che è successo”. Racconti quello che è successo, ti attieni ai fatti, concedi che non bisogna mai aspettarsi granché, che in fondo è fisiologico che tutto deluda. E loro ascoltano. Non tirano fuori il cellulare perché tu hai già gli occhi iniettati di sangue e fiutano il pericolo. Poi dicono quello che dicono tutti i maschi in situazioni analoghe: “Non prenderla sul personale”. Neanche stessi parlando del parrucchiere low cost che ti ha fatto tornare a casa come un incrocio tra Milly Carlucci e Re Sole. Neanche stessi inveendo contro l'ingiustizia dei prezzi di Hermès. Tu racconti che la tua vita è in discussione che ti senti sola, incompresa, in un vicolo cieco e loro vorrebbero che tu non la prendessi sul personale. La situazione precipita e in un momento ritrovi tutta la forza che ti mancava perché finalmente hai un nemico chiaro. È lui, tutta colpa sua, perché non capisce, perché non ha il cavallo bianco, perché non ti ha regalato un brillante perché, esattamente sei anni fa a quest'ora, rifiutava di ballare al suo matrimonio che casualmente era anche il tuo. È lui. Ma è solo un piccolo sfogo. L'importante è non prenderla sul personale.

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