venerdì 8 maggio 2009

Accidenti

Dal GdP dell'8 maggio
Da che mondo è mondo le sedie hanno quattro gambe. E però chiunque abbia avuto almeno una volta sei o sette anni sa che il maggior divertimento è dondolarsi sulle due posteriori. Dietro la mamma come una litania: «Attenta che cadi». Gli avvertimenti li senti, forse, solo quando il sedere lo sbatti per terra per davvero. Prima il pavimento pare un dettaglio inutile tra te e quel passatempo che a poco a poco rotola nel vizio come una biglia giù da un pendio. Sicchè se tua moglie ha già scritto ai giornali una volta per dire che è stufa di sentirsi «la metà di niente» tu dovresti essere preparato alla gamba della sedia che si spezza, aspettarti che a far traboccare il vaso sarà una goccia che può essere tutto o niente, equivoco o gravissima mancanza di rispetto. Noi ci dondolavamo tranquille sulla sedia, perché la cosa ci pareva divertente, una sorta di spettacolo tragicomico buono per fiumi di ficcanasate. Finché la notizia del divorzio ci ha buttato col sedere per terra. La parola fine spietatamente spiaccicata su una storia che proprio nel suo mescolare alto e basso, potere e dispetti, vizi e amori traeva quell'indescrivibile fascino. Lei che scrive a Repubblica, lui che si fa perdonare piombando a sopresa al suo compleanno cammuffato da danzatore berbero con in saccoccia un gioiello da capogiro. Loro che sbiadiscono con lo sfilacciarsi dal tempo, poi arriva un nipotino e tornano insieme patinati sulla copertina del giornale di famiglia. L'inguaribile romantica che abita dentro ogni acida ficcanaso è così triste che vorrebbe solo tacere. Ma chissà magari strepitare un po' è meglio. Chissà che nel chiasso Veronica e Silvio tornino ad avvicinarsi per dirsi qualcosa all'orecchio come si fa da innamorati nel casino di una festa noiosa. Buona fortuna.

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