venerdì 22 ottobre 2010

Discutiamoci


Dal Giornale del Popolo del 21 ottobre
Dice: «Com'è possibile che tu non abbia visto Manhattan?» Dice: «Com'è possibile che tu non ami Woody Allen?». Dico: «Io amo Woody Allen solo che è un'altra di quelle passioni a cui non ho ancora avuto tempo di dedicarmi». E comunque Manhattan non l'ho visto ma ho l'impressione che ci sia di mezzo una qualche donna nevrotica e pedante alla quale tu surretiziamente cerchi di paragonarmi. Dico che probabilmente tu non l'hai capito, ma noi stiamo finalmente litigando, sì una di quelle discussioni belle e buone che ci siamo negati per tanto tempo, pensando che non fosse necessaria, pensando di non averne il tempo, pensando di poterne fare a meno. Litigare è un impegno serio, occorre non perdere un istante della conversazione, appuntarsi mentalmente tutti i buchi nella difesa dell'altro e poi sferrare il colpo decisivo quando lui è distratto, magari dopo un accenno di esitazione appena riconoscibile al telefono, mostrarsi per un attimo ferite in modo che lui possa sentirsi in colpa e dunque essere inevitabilmente
vulnerabile. Dobbiamo trovare un motivo vero per litigare, mi dico. Le sedie troppo costose, la sessione folle di shopping, l'invito a cena di quella persona che proprio non sopporti, un film, un libro, la politica. Abbiamo (e avremo) un sacco di motivi validi per litigare ma abbiamo scelto il motivo più medio, banale e impresentabile dell'universo. La gelosia è una cosa talmente tribale e retrograda che non litigheremo mai per gelosia. Non appena avrò cancellato di nascosto il numero della tua collega alta e bionda tutto tornerà come prima. E potremo esercitarci ad azzuffarci sulla diavoleria blu ray che vuoi sostituire al mio amato lettore Vhs.

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