venerdì 25 novembre 2011

Che amore l'influenza

Dal Giornale del Popolo del 25 novembre 2011
Lei crede fermamente che un bicchiere di acqua bollente con lo zucchero (senza limone) e una borsa dell'acqua calda sullo stomaco possano risolvere il disastro. Lui non vuole sentire parlare di ingerire alcunché e preferisce rantolare un'intera notte e tenersi un secchio di fianco al letto per ogni evenienza. L'unica cosa su cui un uomo e una donna possono concordare in caso di costipazione intestinale e sospetta influenza è che un medico non va chiamato se non in presenza di indizi inequivocabili di morte imminente. (E comunque sempre insistere perché l'altro lo chiami, mai farlo per se stessi). Probabilmente il giorno dopo la notte infernale i giornali scriveranno che il virus tal dei tali è in giro e la vaccinazione è consigliata, nel caso fosse già troppo tardi meglio stare leggeri, aspettare che passi e poi imbottirsi di fermenti lattici e vitamina C. Già perché l'influenza sta all'inverno come il caldo sta all'estate, il che significa che non ci sono mai abbastanza luoghi comuni per registrarne l'arrivo, né abbastanza modi diversi per litigare su come affrontarlo. Perché ognuno ha le sue nonne e i suoi rimedi e vivere insieme significa per forza di cose trovare un compromesso che salvaguardi la reputazione di entrambi i rami del parentado. E sembra ieri che parevano insormontabili i litigi sulla disposizione dei libri e quelli sulla razionalizzazione degli scaffali della cucina. Sembra ieri che concedevate «Ok, le uova vanno in frigo purché non tolgano spazio agli smalti ché se no si seccano». Oggi il tema è ben più scottante e l'incognita più grande. Soprattutto se non avete neppure un termometro in casa e il frigo è vuoto. E vi sentite ancora troppo giovani per non credere che l'unico toccasana sia rifugiarsi nel letto dei genitori a guardare le televendite.

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