venerdì 23 dicembre 2011

La tombola in crisi

Dal Giornale del Popolo del 23 dicembre Che sia per confermarla o per smentirla siamo sempre lì, a parlare di questa cavolo di crisi, come un ex fidanzato ingombrante che non s'è ancora rimosso. Dunque se al brindisi di auguri in ufficio c'erano solo due panettoni invece dei soliti cinque ricoperti di glassa, è perché (sguardo contrito) «è stato un anno difficile e il prossimo lo sarà ancora di più». Viceversa se fuori da Tiffany (Milano, via della Spiga) ci sono dei poveracci in coda per comprare ammenicoli d'argento noi sculettiamo lontano prima di sbuffare un «poi dicono che c'è la crisi!». Manco ci si potesse augurare di trovare la gente rantolante e morente per strada per certificare l'esistenza di questa immonda situazione economica. Il panettone non ha i canditi? «Ringraziamo che sia lievitato, che è già tanto». Il panettone ha i canditi? «Ma come si fa a mettere i canditi nel panettone in un momento come questo?». L'altro giorno un lettore di Repubblica scriveva indignato per osservare che c'è la crisi e pure il riscaldamento globale, ciononostante nelle trasmissioni tv si vedono donne vestite come fosse agosto, dal che si deduce che ci sono temperature tropicali negli studi televisivi e santo Iddio meglio augurarsi uno stile sovietico con ballerine in calzamaglia grigia e guanti che sgambettano per scacciare il freddo. Ancora. Compri solo libri a Natale? «Si vede che c'è la crisi». Ma il colpo di coda più subdolo potrebbe arrivare domenica sera. Quando sarete tutti intorno a un tavolo e metà del parentado sarà già mezzo ubriaco. Vi chiederanno di rispolverare l'ambo, che alla tradizionale Tombola natalizia non si premiava da quando non ci sono più bambini da far vincere e quindi tacere. Ma è lì, quando invocheranno il prezzo calmierato per le cartelle e la possibilità di fare il terno nella stessa riga ove s'è fatto l'ambo che dovete alzarvi e andarvene. E lasciarli nella loro cavolo di crisi.

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