Dal Giornale del Popolo del 19 ottobre
Avere quarant'anni è forse meglio che
non averne più trenta. Ce lo siamo dette guardandoci in fatta di
fronte all'ennesima vetrina in cui cerchiamo ristoro in queste
giornate uggiose. Perché ottobre è tempo di necessità da
guardaroba («Ho urgentemente bisogno di un paio di stivaletti
bassi», scrive l'amica che invano immaginiamo a piedi nudi in mezzo
a una strada) e di verità anagrafiche. Viviamo una sorta di
adolescenza dello stile, un momento in cui basta una gonna troppo
corta a sembrare una donna che tenta disperatamente di sembrare più
giovane e basta un mocassino troppo classico a finire ingiustamente
inserite nel circolo delle signore che lavorano part time e fanno
volontariato. Siamo in difficoltà e l'abbiamo capito quando ci siamo
ritrovate a lodare la “sobrietà” della collezione firmata da
Maison Martin Margiela per H&M (nei negozi dal 15 novembre). In
certi momenti di smarrimento il beige appare sempre come una via
d'uscita. Un capo spalla, una una cosa dalle forme retrò, oppure uno
di quei trench che costano un occhio della testa, ma poi «durano per
sempre» (come se gli altri, quelli che costano una cifra
ragionevole, si decomponessero nell'armadio). Le carte di
credito fremono mentre noi cerchiamo il capo che ci farà
assomigliare a quelle giovani donne educate che attraversano Milano
in bicicletta con le scarpe basse, le gambe magre dentro i jeans, i
capelli lisci e sciolti, il cestino di vimini pieno di verdure
biologiche, i figli comodamente assestati sul sellino, neanche
l'ombra di una goccia di sudore sulla fronte, nessun ghigno di
fastidio all'ennesima buca sull'asfalto. Il loro spolverino beige
sembra la concessione di una giovane donna alla tendenza più
classica della moda. Il nostro sancirebbe la lapide sulla giovinezza
perduta. Dev'essere per questo che il beige rimane sempre e solo una
tentazione.
Nessun commento:
Posta un commento