venerdì 26 ottobre 2012

Il successo degli altri e le urgenze domestiche

Dal Giornale del Popolo del 26 ottobre
Succede che ci si perde di vista perché il tempo passa e le città sono grandi e le vite diverse e i lavori distanti. Succede che una credeva di aver solo comprato una televisione e fatto una figlia e poi un giorno scopre che tutto questo l'ha precipitata nell'altra metà del mondo, quella di chi fa la spesa al mattino e in un nuovo locale nota le barriere architettoniche. Poi un giorno basta un click in più su Google, una lettura meno distratta e ti ritrovi un nome con cui hai condiviso, nientemeno, la prima esperienza di lavoro. Quel lavoro che era divertente solo perché ti faceva cambiare città, ma tutto il resto erano noia e scartoffie e non ci voleva un genio per capirlo: non faceva per te. In quel lavoro c'era uno che condivideva con te lo sfruttamento che giustamente si impone a uno stagista. Insieme abbiamo organizzato cose, sistemato rassegne stampa e inventariato vecchi regali di Natale nel seminterrato in cerca di oggetti che i nostri capi potessero riciclare per le feste imminenti. Poi «siccome è facile incontrarsi anche in una grande città» e, alla fine, barriere architettoniche o no, i locali sono sempre quelli, capita di scoprire che il lavoro che a te è servito a sentirti inutile, per l'altro è stato un trampolino. Considerati i compagni delle medie ormai sparsi in giro per il mondo dietro a lavori dai nomi inglesi e accattivanti, qui a sorvegliare il fortino della provincia (geografica e culturale) siamo rimasti in pochi. Ce ne sarebbe abbastanza per abbandonarsi a una salutare dose di pessimismo del venerdì. Ma grazie a Dio l'urgenza di liberare i vestiti imprigionati nella lavatrice piena d'acqua e quella di rimuovere la cappa franata sui fornelli della cucina ci ha restituito il senso delle proporzioni. 

1 commento:

airiins ha detto...

ahahahah. noooooo!
stavo ancora pensando alla braga.
non è che saran delle diavolerie cinesi?