venerdì 10 ottobre 2014

Il vaccino che non c'è

Dal Giornale del Popolo del 10 ottobre

Ancora una passata di shampoo e sarebbe finita a prospettare un ritorno della Sars o dell'influenza aviaria. Sono le ultime due malattie che mi sono venute in mente, lei, la mia vicina di doccia nella piscina che non frequentavo da davvero troppo tempo, si è limitata a parlare del virus Ebola. “Perché con tutta la gente che entra in queste piscine, vuoi vedere che non arriva pure l'Ebola?” ha detto come se il virus potesse prendere un biglietto dell'autobus ed entrare dall'ingresso principale con la faccia diabolica come facevano i virus del cartone Esplorando il corpo umano. Dalla mini enciclopedia tratta da quel cartone animato ho imparato l'esistenza dei globuli rossi; con l'Allegro Chirurgo l'esistenza del Pomo d'Adamo. Le mie conoscenze mediche si fermano lì e non mi rimane che sperare che nelle nostra discendenza compaia prima o poi qualcuno che pratica professioni davvero utili (se non un'estetista, almeno un medico, Signore mio). Continuando a insaponarmi con sempre maggiore vigore ho cercato di riportare equilibrio nel discorso, dicendo quelle cose che persino un'ignorante che non guarda un telegiornale da giorni ha ormai sentito da qualche parte: il contagio avviene solo per contatto diretto con un malato, l'incubazione può durare fino a 21 giorni e le basilari norme di igiene personale servono più degli allarmismi. Però non ho avuto il cuore di dirle davvero tutta la verità, quella scomoda, dura, difficile da accettare. Che purtroppo contro l'ottusità non c'è vaccino. 

Nessun commento: