venerdì 3 ottobre 2014

La privacy per un pugno di like

Dal Giornale del Popolo del 26 settembre

A ormai due anni dalla nascita della figlia Blue Ivy, Byoncé ha diffuso un video in cui posa provvista di pancione ignudo insieme al marito Jay Z. Solo così –forse – si sopiranno le maldicenze sulla falsità della sua gravidanza, che qualcuno ipotizzava risultato di una madre surrogata per il solo fatto che la cantante non si era mai fatta fotografare nuda col pancione. Certo qualcuno continuerà a fantasticare, perché la madre dei complottisti è sempre incinta, ma in genere buona parte di noi può mettersi l'animo in pace perché “ha visto” quanto basta. Perché fotografare (e filmare) non basta se non c'è qualcuno che può ammirare le nostre prodezze. Quello che è maledettamente vero per le celebrità è terribilmente vero anche per i comuni mortali. Perché noi ci scandalizziamo se Belen Rodriguez pubblica su Facebook non solo le sue foto ma anche quelle del figlioletto. Ma poi siamo sempre alla scrivania della compagna di ufficio a commentare gli scatti di amiche perse di vista da anni che su Facebook esibiscono la prole. Byoncé l'ha fatto in un concerto, Belen usa Instagram tutti i giorni. Lo fanno quasi tutte le celebrità. E sopratutto lo fa la metà delle mamme attente e consapevoli, regine di case piene di vestiti in cotone organico e giochi di legno. Teoricamente molto contrarie a diffondere foto dei piccoli. Ma pronte a tradire qualunque principio per un pugno di like.

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