mercoledì 15 luglio 2015

Caldo, meno caldo ed esercizi di positività

Dal Giornale del Popolo del 10 luglio

C'è un'arietta benedetta che da respiro alle nostre ascelle e provoca risultati difficili da gestire. A cominciare dalla ridotta possibilità di lamento. Niente più utilizzi spropositati e diffusi del termine “canicola” (così di moda in questi tempi) se non per ricordare con ansia i giorni passati in cui c’era la canicola. “E siamo solo a luglio, signora mia!”. Senza caldo asfissiante non sappiamo più cosa dirci. Non è più come tre giorni fa, quando ogni chat e ogni uscita sui social era una gara a chi stava peggio: «36 gradi a Roma, come a Milano». «Sì ma vuoi mettere l’umidità?!». Si lamentano anche quelli che sono al lago o al mare, magari già coi piedi a mollo: «È caldo persino qui». E gli interlocutori cittadini rispondono con invidia e un pelino di astio: «Ti farei provare la vista cemento». Nessuno, e dico nessuno, che si senta più fortunato (o meno sfortunato) di altri. Nessuno e dico nessuno che pensi che a 36 gradi si sta meglio che a 38 e che stare in un ufficio a inventare sciocchezze è sempre meglio, con questo caldo, che stare a raccogliere pomodori in un campo schiantato dal sole. Tutto questo per dirmi che io mi sto esercitando alla positività, anche solo parziale: perdere 1kg è sempre meglio che perdere 800 grammi. O no?

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