venerdì 26 maggio 2017

Giudicare i matrimoni degli altri dall'alto (o dal basso) dei nostri

Dal Giornale del Popolo del 28 aprile

Nell’ampia documentazione sul candidato alla presidenza francese Macron e sua moglie (di svariati anni più grande di lui) la cosa più interessante l’ho sentita in tv. Pare che in occasione del loro matrimonio abbiano detto una frase del tipo “Non siamo come gli altri, non abbiamo avuto una storia normale. Però esistiamo”. Per un momento ho rischiato di appassionarmi a questa storia nel senso sbagliato: nel senso della libertà dell'amore, dell'impossibilità a contenerlo e indirizzarlo, nell'impossibilità di porvi dei limiti, a cominciare da quello dell'età. Ho rischiato insomma, un po' come tutti di questi tempi, di pensare che al cuore non si comanda e che c'è del romanticismo irresistibile nelle storie che lo dimostrano. Ed è davvero questo - mi sono domandata - che ci attrae nella storia di Macron e di sua moglie? Non è piuttosto l'idea di poter dire la nostra, di poter curiosare nella vita di due persone così in vista? E allora: che cosa c'entrano la giustizia dell'amore e la purezza dei sentimenti? O, peggio ancora, il presunto sessismo di chi fa notare che se ad essere enormemente più grande fosse stato l'uomo e non la donna nessuno si sarebbe scandalizzato? Certo che ci saremmo scandalizzati, o quanto meno avremmo avuto di che discutere. Perché, in fondo, l'amore non c'entra nulla coi principi né con la giustizia, ma solo con l'incontenibile curiosità di farsi gli affari degli altri e giudicarne i matrimoni dall'alto (o dal basso) dei nostri. 

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