Da Ticino7 del 10 maggio 2019
È iniziato tutto per scherzo, una sorta di scommessa con un
amico perché finalmente un autore da lui amato e conosciuto si occupava di un
tema da me non amato ma conosciuto. Il tema è la dieta e l’autore è Luca
Doninelli, che per La nave di Teseo ha documentato il viaggio che lo ha
condotto a passare da 140 a 90kg. Cioè da obeso a normale signore di mezz’età
che può salire due gradini senza ansimare, fare l’amore felicemente e
frequentemente, correre dietro ad un autobus. Ma più di tutto e più normalmente
di tutto: accavallare le gambe. Chiunque di voi sia ingrassato in maniera
abbastanza consistente (dai 5kg in più, diciamo) avrà notato quanto è diverso
farlo quando tra la gamba a terra e quella sospesa si forma un angolo
impresentabile.
Io di ciccioni che raccontano la
propria nuova vita ne ho ascoltati parecchi, testimonianze spesso corredate da foto
di prima e dopo. Dove il prima è un universo di pingue infelicità e dopo è un
asciutto stare bene e riconoscersi nei propri panni. Molto spesso la didascalia
di quelle immagini, che sia esplicita o no, è: “Fai come me, la mia storia
dimostra che chiunque può farcela”. Chi tenta di dimagrire ci crede più o meno una
volta al mese, spesso anche solo tra un pasto e l’altro (perché non c’è
proposito di dimagrimento più sincero di quello che segue temporalmente
l’ultimo biscotto di mezzanotte). Si ripone la tazza di latte e si decide: da
domani, cambia tutto. Domani è una parola fondamentale in questi casi. Oggi,
intanto, il momento del fondo.
Luca Doninelli, nel suo La dieta sono io, dice una cosa che –
anche senza scomodare l’obesità – può riconoscere chiunque abbia vissuto un
attacco di fame incontrollato: ci si attacca al fondo di qualunque cosa,
persino all’olio della scatoletta del tonno. Doninelli non lo cita ma lo
aiutiamo noi: il fondo del pandoro. Vogliamo parlare della goduria delle
briciole burrose grattate via dalla carta zigrinata nel momento di toglierla
dalla tavolata di Natale? Ecco, il fondo. Il bello di questo libro è una
capacità lucida e puntuale – invero fin ossessiva a volte – di tramutare quel
fondo vergognoso in domanda: cosa mi spinge ad andare così a fondo? Cosa cerco,
in fondo? Non c’è nessun intento promozionale, in questo. Termini il libro e –
certo una telefonata all’amico per sapere chi sia il dietologo del miracolo la
fai – però prima ti chiedi perché. E non è un male.
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