Da Ticino7 del 10 gennaio 2020
Da settimane ho tra le mani un’agenda
dedicata al risparmio. Non è ancora chiaro se chi me l’ha regalata per Natale
fosse mosso da sentimenti solidali, ironici o minacciosi. Ma il Kakebo (questo
il nome dell’aggeggio, ovviamente giapponese) non contempla l’insuccesso e
assicura di aver già aiutato migliaia di persone ad andare oltre il risparmio:
“Una gestione controllata delle spese aiuta a sviluppare la conoscenza di sé,
l’autodisciplina e l’autostima. Meno stress, più serenità”.
La via alla serenità è lastricata
di griglie in cui annotare obiettivi, spese in contanti o carta di credito e
valutazioni del lavoro fatto. Il Kakebo è anche generoso di consigli. Come il
trucco dei dieci secondi che esorta a riflettere almeno dieci secondi prima di
inserire nel carrello del supermercato qualcosa che non era in lista. Per le
spese extra non alimentari, invece, l’invito è ad aspettare 30 giorni. Trenta.
Anche se la commessa vi dice che è l’ultimo articolo e voi immaginate un’orda
di taglie 44 abbondonanti fuori dal negozio pronte ad approfittare della vostra
ricerca della serenità. Il Kakebo dice che dopo 30 giorni molte voglie passano.
Dal Productivity Planner al
metodo Marie Kondo passando per il Kakebo, queste invenzioni esercitano su
alcuni di noi un fascino fortissimo. Innanzitutto, per la spudoratezza
sfacciata con cui promettono la felicità. Poi, perché lo fanno associandola a
tecniche essenzialmente basate sulla scomposizione dei problemi e degli
obiettivi. Esattamente ciò che noi ingordi e spendaccioni siamo cronicamente
incapaci di fare. Quando non ce la facciamo (di Marie Kondo ce n’è una e mia
sorella, regina del risparmio, trova la serenità con un foglio Excel) pensiamo
che siamo incorreggibili e forse anche sbagliati. E allora passiamo a cercare
un nuovo metodo per governare noi stessi: proseguire la dieta, riordinare
l’armadio, amare con misura, completare quella presentazione inutile per tempo
e non la notte prima della consegna.
Oppure possiamo buttare alle
ortiche i metodi che non ci corrispondono e contemplare quella meravigliosa
vignetta di Altan che dice tutto di noi. Lei, pingue e meravigliosamente
annoiata, sta stirando. Lui si avvicina: “Io esco. Ti serve qualcosa?”. Lei non
si volta, continua a stirare e risponde: “Tutto”. La stessa risposta che
darebbe dopo dieci secondi o trenta giorni.
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