venerdì 7 agosto 2009

Le vacanze degli altri

Dal Giornale del Popolo del 7 agosto
La solidarietà tra chi condivide una condizione non scelta e potenzialmente deprimente è persino più forte di quella che si sviluppa tra coloro che hanno gli stessi interessi. Significa che due zitelle, due ragazze grasse, due fidanzati mollati saranno più affiatati di un gruppo di amici che da anni va al cinema insieme a vedere i film del regista preferito. Quindi due ragazze rimaste le uniche a lavorare nel raggio di chilometri in un caldo venerdì di agosto avranno molto da dirsi. Per esempio sparlare delle vacanze degli altri, i quali hanno l'indicibile colpa di avere scelto mete assolutamente impresentabili. Perché davvero non si capisce come diavolo si faccia a programmare le vacanze in base ai bambini, ché non si può amica preferire un albergo a un altro perché c'è il miniclub e va bene una vacanza da non studiare troppo nei dettagli, ma da lì a finire in una pensione di Milano Marittima a Ferragosto ce ne passa. Se già i marmocchi ti costringono ad andare in spiaggia in orari in cui neanche i vucumprà hanno il coraggio di farsi vedere, devi tutelare la tua reputazione con uno straccio di boutique hotel. Certo, da giovani partivamo con lo zaino in spalla, ma sempre con del cachemire nel bagaglio e di sicuro alla larga da vacanze sportive. Men che meno in montagna. Ecco, non mi parlare della montagna. Ci ho passato l'infanzia perché la nonna trascinava tutti i nipoti in qualche baita sperduta per rieducarli a suon di passeggiate. È da allora che ho giurato: mai più. Non ci sarà un giorno di ferie che mi vedrà aggirarmi a un'altitudine maggiore di quella di un lettino sul bagnasciuga. Certo. Solo che le cose cambiano. I bimbi nascono, le compagnie peggiorano. La mia amica Irene sta facendo le valigie per Milano Marittima e il biberon non ci sta. Io devo sbrigarmi a finire di scrivere per correre a comprare il mio primo paio di scarponi da montagna.

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