venerdì 2 ottobre 2009

La politica che ci piace

Dal Giornale del Popolo del 2 ottobre
Il ministro dell'Ambiente italiano Stefania Prestigiacomo è indagata per peculato. Avrebbe acquistato articoli di moda e di pelletteria femminile con la carta di credito del ministero. Articoli di pelletteria femminile. A occhio e croce, Sherlock, potrebbe addirittura trattarsi di una borsa o, chi ci dice che non abbia tentato il colpaccio, di un paio di scarpe. Una notizia che avvicinerebbe Roma a Washington molto più di quanto non avesse ancora fatto il papi-gate, con Stefania Prestigiacomo che ci ricorda Sarah Palin, la governatrice dell'Alaska che al termine della corsa presidenziale come vice di John McCain si vide accusata dal partito repubblicano di aver speso cifre irripetibili in vestiti. Restando in attesa che qualche giornalista d'inchiesta ci interpelli come consulenti per decifrare il termine Birkin Bag (per favore, Stefania, dicci almeno che ti sei comprata l'unica e sola borsa accollando allo Stato quel che nessun marito normale ha gli attributi per regalare alla propria donna), ci interroghiamo sui possibili risvolti di uno scandalo ancora tutto da verificare. (Gli inquirenti sono molto cauti: «È una storia tutta da verificare. L'iscrizione è un atto dovuto», dicono). Se fosse vero Stefania diverrebbe una Giovanna D'Arco a metà tra politica e fashion system, paladina di quel diritto all'acquisto che ancora in troppi ambienti della società è considerato un vizio da estirpare. Se fosse vero avremmo per la prima volta un politico da ammirare. Se fosse vero approveremmo per la prima volta il modo in cui è speso il denaro pubblico. Soprattutto, se fosse vero, l'Italia avrebbe molte più donne in politica.

2 commenti:

chigurh ha detto...

noi mariti preferiamo la burkin bag

abissi scarlatti ha detto...

Hmm quindi se spende soldi pubblici va bene, purché siano vestiti abbastanza trendy e costosi?