venerdì 15 aprile 2011

Serate

Dal Giornale del Popolo del 15 aprile
Amabilmente sedute, fumatrici neanche più accanite, riposate. Se fossimo delle attrici di media fama e un rotocalco ci intervistasse diremmo che oggi stiamo bene con noi stesse. Che non corriamo più dietro a cose che non ci interessano, che non ci strappiamo più i capelli per essere invitate a quel cocktail mondano, che abbiamo trovato una serenità inaspettata nella compagnia delle amiche, nelle mostre d'arte, nello shopping che pratichiamo in maniera costante e solo ogni tanto compulsiva. Doveva essere una serata di quelle fatte per guardarsi da fuori, contemplando noi stesse e la nostra rispettabilità piccolo borghese. La cena pronta, la casa pulita, l'attesa delle amiche ascoltando buona musica. Era tutto perfetto prima che la lavastoviglie iniziasse a perdere acqua. L'appartamento era perfettamente in ordine e pulito, prima che la dispettosa realtà assumesse le fattezze di un odore di fogna inspiegabile che si sprigionava dal lavandino di marca tedesca. Perché la perfezione è il risultato di estenuanti attese e durissimi addestramenti, ma il disastro è sempre improvviso e imprevedibile. La luce che salta, il buio dentro casa e il terrore di perdere la pasta fatta in casa della zia e gelosamente conservata in un freezer ora a rischio disgelo. Doveva essere un mercoledì sera di chiacchiere urbane e frizzanti ed è diventato un mercoledì di imprecazioni perché gli uomini non sono mai a portata di mano quando servono e soprattutto dove diavolo si riattacca la luce? È per questo e solo per questo che abbiamo finito a strafogarci di fragole con panna mandando a quel paese i propositi pre-bikini e a parlare delle nostre sfortune personali e di quanto costano ormai i parrucchieri alla moda. Se la lavastoviglie si fosse comportata come doveva, saremmo state perfette per un servizio patinato sulle giovani donne che dicono no alla chirurgia plastica.

2 commenti:

filoderba ha detto...

non dire mai più piccolo borghese. ti prego.

la ficcanaso ha detto...

Ah ah bisogna dirlo, invece... è catartico...