venerdì 10 agosto 2012

Amordoping

Dal Giornale del Popolo del 10 agosto
Che poi, alla fine, in frigo ti sfugge sempre qualcosa. A noi sfuggono cipolle e patate che riemergono un giorno provviste di muffa e radici. A Carolina Kostner sono sfuggite un po' di scatole di qualche diavoleria che il suo compagno, il marcista Alex Schwazer, aveva usato per doparsi prima delle Olimpiadi. Della vicenda s'è detto tanto e in fondo equamente ci si è divisi tra colpevolisti (ha rovinato tutto e infangato la spedizione azzurra) e commossi dal gesto disperato di un ragazzo di nemmeno trent'anni che ha buttato via onore e rispettabilità  «per andare più forte». Chi non ha mai conosciuto la competitività non può capire. Soprattutto, non può capire chi non ha mai sentito su di sé il peso del talento. Quello per cui sai fare talmente bene una cosa che non puoi non farla, perché, evangelicamente, sprecheresti un dono che ti è stato dato. E allora corri, e marci, e cammini. Fino a quando le gambe sembrano andare da sole. Peccato che da sole non vadano proprio, le gambe. A Pechino questo ragazzo ha vinto la medaglia d'oro marciando per 50 km ma oggi, dopo quattro anni, le gambe non reggevano più. Non reggevano perché ci voleva la testa, la forza, la voglia. E lui, ha detto, cominciava a non farcela: l'idea di allenarsi quattro ore al giorno lo distruggeva. Perché non gli piaceva. Non siamo abituati a pensare che vi possa essere uno sfasamento tra la bravura e la passione, tra il talento e la volontà. Noi siamo abituati a pensare che le cose vengono spontaneamente. E invece è un allenamento continuo in cui alternativamente il sentimento accende la volontà e la volontà si tira dietro il sentimento. Come in amore. Altrimenti in frigo marcisce di tutto. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Da una ex (della marcia, non del doping), una preghiera: marciatore, non marcista. Sculettiamo con eleganza e passione, please, basta derisione.

Fabiana