venerdì 18 gennaio 2013

La fregatura del buon esempio

Dal GdP dell'11 gennaio 2013

Quando succede la bocca si spalanca, i più scaltri indossano un'espressione sbalordita e schifata: «E questa dove l'hai sentita?!». I genitori vivono nell'incubo che un giorno la creatura innocente faccia il suo ingresso nell'universo verbale del turpiloquio (perché succederò prima o poi) e lo faccia davanti a qualche conoscente compunto. In quell'occasione (perché si presenta primo o poi) il sottotesto è ciò che nessuno ha il coraggio di dire ad alta voce: evidentemente ha sentito certe espressioni dal padre o dalla madre perché anche i pedagogicamente analfabeti sanno che imparano per imitazione, le creature. È questa nozione di cultura spicciola diffusa in ogni strato della società che fa sentire chiunque legittimato a imporre la buona educazione verbale ai futuri genitori. Quando tutto quello che vi hanno predetto si avvererà si aprirà per voi unvarco nella foresta dei sensi di colpa. E allora avrete l'illuminazione che da queste parti si teorizzava molto tempo addietro: questa storia del buon esempio è una fregatura pazzesca. In tutti i campi e in quello dell'educazione dei nanetti in particolare. Come se tutta la vicenda di ritrovarsi in casa uno di quegli affarini non fosse una gara dall'esito totalmente imprevedibile a prescindere dal tipo di allenamento. Come se gli sforzi e la dedizione contassero più della volubile fortuna. È della speranza che a questi ragazzi vada tutto come deve andare. Con un angelo custode molto competente e nonostante il nostro pessimo esempio.


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