venerdì 22 marzo 2013

Il difficile shopping del maschio etero

Dal Giornale del Popolo del 22 marzo
Sanno cos'è la cavitazione, non si allarmano se proclamiamo l'urgenza dei colpi di sole. I nostri uomini non sono totalmente inetti ai lati femminili del vivere come i nostri padri, eppure continuano a non essere integrati come saranno i nostri figli. Quelli che le post trentenni si trovano intorno oggi sono esemplari di maschi mediamente omofobi per cui andare a fare shopping è diventato un problema. Una volta andavano trascinati recalcitranti fino al negozio più adatto, ma poi la vanità superava qualunque idiosincrasia all'acquisto. Adesso che il commesso eterosessuale è diventato più introvabile del principe azzurro e della scarpa comoda col tacco, i problemi iniziano dove un tempo finivano. L'ultima volta siamo usciti correndo, io tenevo ancora in mano un paio di camicie a prova di virilità quando quell'altro pestava i piedi sul marciapiede. «Non ce la faccio», diceva sottilmente orgoglioso di questo suo non sapersi adattare a un mondo che va al contrario, dove il commesso che vende le camicie consiglia depilazioni a uno che è cresciuto misurando la propria forza coi peli sul petto. Ai cugini adolescenti dal petto ancora glabro mio padre diceva di tirarsela proclamando che «sulla roccia non cresce l'erba». Quelli lo dicevano, ma poi al primo pelo sospiravano di sollievo per lo scampato pericolo di esclusione da quel circolo adulto e macho. Oggi quei ragazzi non capiscono i nostri vestiti, per loro le nostre maglie con inserti in pizzo somigliano sempre e solo ai centrini della nonna e si imbarazzano enormemente di fronte a commessi gay. Sono fieramente non integrabili in un mondo metrosexual. D'altronde se lo fossero ce li porteremmo dietro per lo shopping invece che aprirgli le porte delle nostre camere da letto.

1 commento:

filoderba ha detto...

sarà, comunque credo di aver capito che i nuovi acquisti te li abbia beccati qualche ora dopo soltanto....