venerdì 24 maggio 2013

Angelina Jolie e la nuova definizione di coraggio

Dal Giornale del Popolo del 17 maggio

Ebbene sì. Ora i nostri uomini hanno un motivo per parlare delle tette di Angelina Jolie senza essere oggetto dei nostri insulti, anzi mostrando addirittura la volontà di coinvolgerci in uno di quegli argomenti socialmente irrinunciabili, il passepartout che ha aperto le porte dei nostri aperitivi a termini come bisturi, capezzoli, sangue, tubi. E da domani non cercheremo più mastectomia sul dizionario e ogni volta che lo faremo su Google ci comparirà l'immagine di lei, la fidanzata di Brad Pitt che ha voluto diminuire il rischio genetico di cancro immolando il suo decollete universalmente ammirato e sostituendolo con uno artificiale. Il risultato è ottimo, ha assicurato Angelina spiegando al mondo la sua scelta coraggiosa. E così, da un paio di giorni, il coraggio è un'altra cosa. Non la forza di sopportare il male, ma la capacità di fare tutto quel che è necessario per prevenirlo, la non paura del dolore fisico, accettato al prezzo di scongiurare il dolore più grande, la paura più vera che è quella incontrollabile. Noi che non ci siamo mai neppure operate di tonsille per la paura. Noi che nemmeno la chirurgia plastica abbiamo mai considerato per il terrore del dolore. La nonna che a settant'anni suonati doveva operarsi a una gamba e la sera prima dell'intervento chiamò tutti i parenti possibili nel tentativo di trovare complici per la fuga dall'ospedale. Noi ormai siamo delle cacasotto e irresponsabili, assimilabili forse solo a coloro che si rimpinzano di cibo spazzatura. La paura è una cosa che non è più ammessa se non come passaggio provvisorio prima del grande salto di coraggio, quello di privarsi di una parte di sé per diminuire la probabilità di soffrire domani. E anche questo, un po', ci fa paura

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