venerdì 9 agosto 2013

Che noia i manifesti


Dal Giornale del Popolo del 9 agosto
Non ho mai capito perché la gente adori fare delle proprie scelte un manifesto, un proclama, il paradigma di ciò che tutti dovrebbero compiere o che non compiono non sapendo, “cosa si perdono”. Lo fanno le pasdaran del matrimonio, lo fanno le pasdaran della singletudine. E poi i giornali fanno il loro mestiere, così il Time ha da poco dedicato una copertina a raccontare che esistono coppie soddisfatte e felici senza figli. Apriti cielo. In un batter d'occhio ci siamo divise nei soliti due fronti stucchevoli: di qua le madri che si autodipingono come eroine per aver avuto e aver ancora il coraggio di procreare in questo mondo cattivo; di là quelle che non ci pensano neanche e considerano una minaccia alla propria libertà chiunque proclami le gioie della maternità. In entrambi i fronti è viva la convinzione granitica di essere una minoranza incompresa e dunque di  dover sbandierare la ragione nella palude dell'ottusità altrui. E a chi dimora nell'eterno crinale tra qualunquismo e buon senso non resta che pensare che una dose di fatti propri farebbe bene a tutti e che la libertà è un grande benefit da usare con cautela. Soprattutto nel tempo dei social network, mezzi che ognuno usa come promozione di sé e recensione inflessibile degli altri. Perché con l'ansia di avere un post da scrivere o uno status da scegliere ci siamo trasformati tutti in volenterosi compilatori di manifesti. Noiosi a prescindere dai contenuti.

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