venerdì 20 settembre 2013

Io, te, iOS7 e un videomessaggio

Dal Giornale del Popolo del 20 settembre

Degli aggiornamenti si occupa qualcun altro. Accade anche con le bollette, il calcolo delle tasse e tutta un'altra serie di cose il cui disbrigo rende desiderabile la presenza non saltuaria di un uomo nella vita. Quelle di noi che hanno a tal punto bisogno dell'assistenza tecnica e tecnologica da fidanzarsi o sposarsi ne hanno approfittato anche per l'ultimo aggiornamento software dell'iPhone. Lui ha avviato la procedura prima di dormire, noi siamo andate a letto con il presentimento che nulla sarebbe più stato come prima. E in effetti la sveglia è stata traumatica: i colori sgargianti, i caratteri paurosamente snelli a confronto di icone enormemente invadenti nel design e nei colori. Per non parlare delle novità di contenuto (upgrade, li chiamano) che ci siamo rifiutate di esplorare e che hanno amplificato paurosamente la sensazione di possedere un oggetto che sappiamo usare per un quarto delle sue potenzialità. Per carità: niente di irreparabile per le fan dell'accumulo felice che possiedono diverse decine di borse e paia di scarpe e ne indossano abitualmente tre. Eppure l'episodio aggrava la diagnosi di inguaribile resistenza al cambiamento. Il barista di fiducia, sorpreso che quella mattina mangiassi una brioche invece del solito panino, ha detto che devo solo abituarmi. Che è tutto più facile, comodo e che devo solo dare tempo al mio cervello di capire che qualcosa sta cambiando. Insomma devo farmene una ragione. Ma io ho registrato un videomessaggio in cui la mia tesi sul complotto è esposta in maniera combattiva e decisa. E sicuramente troverò centinaia di migliaia di persone pronte a dirsi d'accordo con me.

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