martedì 31 dicembre 2013

Rotto un presepe se ne fa un altro?

Dal Giornale del Popolo del 20 dicembre

Il presepe comperato in un impeto equo e solidale ai tempi della taglia 42 reale è andato in pezzi. Pezzi relativamente ordinati che hanno lasciato inalterate le fattezze di Maria e Giuseppe, ancora peruviani e sorridenti intorno all'unico superstite della famiglia: Gesù. Lui è scampato al risvolto inevitabilmente distruttivo della curiosità della bambina di meno di due anni che aveva deciso di farne la conoscenza. Lo ha salvato il suo essere tozzo e piccolo: certo, che è caduto anche lui un paio di volte, ma ha dimostrato di avere il fisico per resistere. Ora abbiamo un presepe improbabile fatto di un paio di statuine napoletane, quel che resta di Maria e Giuseppe e un Gesù bambino piazzato nella composizione prima di Natale giusto per non lasciare totalmente sguarnita la capanna. Sarà che negli stessi giorni andavano in pezzi altre pseudocertezze e immagini, ma il segno da queste parti è stato interpretato con la scaramanzia che solo abbondanti dosi di ormoni e malinconie prenatalizie possono produrre. Perché quel presepe faceva ridere tutti tutti gli anni, ma di fronte alle critiche razziste degli amici per niente progressisti dava sempre qualcosa di cui discutere. Ora è tutto in pezzi. E noi dobbiamo attrezzarci con una sacra famiglia come si deve (e Dio solo sa quanto sia difficile trovare al giorno d'oggi un bambin Gesù che non somigli al piccolo crucco della confezione dei Kinder) e soprattutto pecorelle in plastica, pronte a migrare in ogni parte della casa agli ordini della bambina che non ha mai distrutto niente. Se non il presepe contro cui il padre tifava da anni.

Nessun commento: