venerdì 11 aprile 2014

L'antibiotico

Dal Giornale del Popolo del 4 aprile

Diventare grandi significa avere la massima stima per i pediatri, gente che per mestiere deve confrontarsi (eufemismo) con la più pericolosa mutazione dell'essere umano, quella in genitore. Dovremmo scriverci un trattato sull'umanità variamente orribile che si trova nella sala d'aspetto di un pediatra, dove madri occhialute valutano il grado di educazione dei figli degli altri e coppie con bambini in fasce si scandalizzano per la presenza di bimbi malati, giacché notoriamente si va dal medico quando si è sani come pesci. Se certa gente si comporta così prima di entrare, figurarsi come può diventare di fronte al medico, che per definizione dovrebbe possedere risposte e dispensare grandi verità. Peccato, e ci se ne accorge solo avendoci a che fare, che la medicina sia tutt'altro che una scienza esatta e che il medico più bravo sia proprio quello che riesce a far capire questo concetto a gente che vorrebbe la pastiglietta magica per rimettere in sesto il pargolo e tornare là dove la sua presenza è richiesta con un'insistenza pari a quella che lo costringe sul divano a vedere la Pimpa, ovvero in ufficio. Frasi come “dobbiamo aspettare a dare l'antibiotico” ti rivelano che il mondo non si divide solo in destra e sinistra, poesia e prosa, capello corto capello lungo, doccia o vasca da bagno. Ci sono anche i pro antibiotico e i contro antibiotico. E così eccoci qui a ad aspettare di capire cosa fare, facendo intanto quello che ci riesce meglio: cominciare a dividerci dentro casa. Che non sia mai che si perda un'occasione per litigare.

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