venerdì 14 novembre 2014

Passerà anche questo new normal e intanto nessuna amnistia

Dal Giornale del Popolo del 14 novembre

Molti di noi non sanno come rapportarsi a questa nuova moda della normalità. Pare infatti che il tempo degli hipster sia finito e che ormai la tendenza sia questa, dalla moda al marketing. Siccome ci si è inventati di tutto non resta che confidare nell'unicità di ogni essere umano, dicono quelli che se ne intendono. Sicché non c'è nessuna “divisa” metropolitana che serva a rassicurarci e farci appartenere a un gruppo. Quello che scegliamo (di indossare, comprare, ascoltare) lo scegliamo per essere noi stessi, non per assomigliare a qualcuno. Ieri sull'autobus avrei dovuto toccare la spalla al tizio davanti a me e rivelargli che, mentre lui vive con le mega cuffie attaccate all'iPhone, qualcuno ha decretato fuori moda i suoi pantaloni strettissimi. Pochi minuti dopo avrei dovuto fare lo stesso con le venticinque ragazze con occhiali sproporzionati che ho incontrato nella strada fino all'ufficio. Non l'ho fatto. E non solo perché da qualche parte avevo letto che ieri la giornata della gentilezza. In fondo gentilezza è anche dire a qualcuno che il suo tempo è passato. Non l'ho fatto perché mi hanno fatto tenerezza. Non loro, come tutti noi emulatori di qualche moda, ma gli altri, quelli che celebrano la moda della normalità come liberatoria. Quelli che si illudono che questa tendenza sia una sorta di amnistia dello stile, in cui verranno rimessi in libertà i piumini non ecologici, le Pinko Bag e le Camper in una sorta di resurrezione degli scheletri contenuti in ogni armadio. Perché, come diceva Humpty Dumpty all'ingenua e meravigliata Alice, «il punto è chi è che comanda, tutto qui».

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