venerdì 28 novembre 2014

Quelli che Linkedin è indispensabile

Dal Giornale del Popolo del 28 novembre

Dicono che bisogna iniziare sistemando il curriculum, chiedendo in giro e inventandosi qualcosa. Che non sei iscritta a Linkedin perché sistematicamente lo rifiuti come un pretendete petulante non interessa a nessuno. Tu vorresti illustrare a gran voce la tua teoria sull'ossimoro concettuale di parlare di social network utile e loro ti liquidano con un: "Se non sei lì, non esisti". Continuano a ripetere che il lavoro non viene a cercarti e che se non ci credi tu non si vede perché debba crederci qualcun altro. Continuano a dire che le nuove tecnologie non servono solo per cazzeggiare e gli amici non solo per chattare. Al culmine della beffa ripetono che hai grandi potenzialità e tu per un momento lunghissimo ti senti di nuovo in terza elementare, inchiodata a quel "è intelligente ma non si applica" che ti scalda come una coperta di Linus. Il lato positivo, dicono, è che riesci spontaneamente a risultare meno stupida di quel che sei. Però quando qualcuno ti chiede di sottoscrivere l'inganno ti metti una mano sulla coscienza (che equivale a un sussulto di pigrizia): non chiedetemi di sponsorizzarmi. È l'ultimo snobismo rimasto a cui aggrapparsi in questi momenti bui. E non potrà certo essere un'inezia come la sopravvivenza a farci buttare all'aria decenni di lavoro sulla narrativa di noi stesse.

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