mercoledì 9 novembre 2016

Segretarie

Dal Giornale del Popolo del 28 ottobre

Nel mondo in cui siamo tutti manager di qualcosa (project manager, team manager, sales manager) ci sono poche persone che accettano di buon grado qualifiche come quella di segretaria. Possiamo immaginare una lieve inversione di tendenza dopo la notizia che la segretaria (non personal assistant) del fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti ha ricevuto in eredità dal suo capo svariati milioni di euro. La verità – e ve lo dico mettendomi addosso un'espressione compassionevole e sconsolata come quella che abbiamo noi reazionarie quando guardiamo le orde di tredicenni ricchissimi pascolare nei centri commerciali il sabato pomeriggio – è che di certo non esistono capi come Caprotti, ma neanche noi corrispondiamo all'identikit dell'impiegata semper fidelis. Vorrei dirvi che è colpa dell'euro, dell'Europa, dei fascisti e dei comunisti e probabilmente delle colpe le hanno tutti in egual misura. La verità è che pensare di stare 45 anni con la stessa persona è impossibile in casa, figuriamoci al lavoro. Mi domando se anche la signora Germana, al pari di tutti noi miseri impiegati con la qualifica di manager sul biglietto da visita, periodicamente si sentisse frustrata e incompresa e sul punto di non farcela più. E mi domando se saremmo capaci di dare del lei ai nostri capi come ha fatto la sciura Germana per quaranta e rotti anni. Noi, che i nostri manager li aggiungiamo su WhatsApp e li “laikiamo” su Facebook. Mi domando se della signora Germana siano più da invidiare – dopo i milioni di eredità – l'umiltà o lo fedeltà.

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