venerdì 3 aprile 2020

Bello lo smart working ma non ci vivrei

Da Ticino7 del 6 marzo 2020
Anni fa guardavamo con ammirazione l’amica assunta in una grande azienda. Cinquecento impiegati, duecento scrivanie, nessun posto assegnato. Una mattina potevi arrivare e trovarti al fianco l’amministratore delegato, accomodato con il suo pc portatile in un punto qualunque dell’open space, all’esterno del quale si trovavano acqua e frutta fresca a disposizione di tutti. Ma poi perché andarci, in ufficio? La tecnologia ci consente di fare qualunque cosa a distanza e le magnifiche sorti e progressive erano finalmente a portata di mano (almeno per lei).
Del resto, siamo talmente moderne da aver sempre creduto nelle relazioni a distanza. a convivenza, Dio sa se oggi ne abbiamo le prove, peggiora tutto e tutti e l’ecosistema di un ufficio non è così distante da quello di una coppia e di una famiglia. Ci si odia ad intervalli regolari. Si gode infinitamente nei momenti di solitudine. Quando i biscotti durano per settimane, la stampante non è intasata, il cesto della biancheria rimane vuoto per più di cinque minuti, alla macchinetta del caffè non c’è coda né aspettativa sociale di chiacchiera.
Galvanizzate dai racconti dell’amica e dalle profonde analogie tra rapporti di coppia e rapporti di lavoro affrontiamo lo smart working con la positività delle persone di larghe vedute. Vestite di tutto punto sediamo al tavolo del soggiorno a riaprire quel file che in ufficio non riusciamo a completare. In due ore il lavoro finisce e non c’è neanche una collega con cui chiacchierare; la situazione peggiora quando la prole resta a casa per qualche motivo. Dopo pochi giorni, l’esperimento sociale si trasforma in incubo: si sgomita pur di uscire, si inventano riunioni fondamentali, si accusa l’ottusità dei capi: “Sai, lui odia fare le call devo andare io in ufficio”.
Vorrei dirvi che il sogno è durato poco. La favola delle scrivanie in difetto è finita pochi anni dopo, quando un terzo dei dipendenti dell’azienda luminosa e progressiva è stato licenziato. La loro presenza, nella sede ricca di acqua e frutta e povera di scrivanie, era così aleatoria da essere diventata accessoria. I rapporti a distanza devono sempre sfociare in qualche forma di convivenza: occorrerà pure dare sostanza ai litigi, no? L’amore non è sempre cosa per gente di larghe vedute.


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