venerdì 3 aprile 2020

In sella al cambiamento

Da Ticino7 del 25 marzo 2020
Dice: sarebbe bello che anche tu parlassi di moto.
Dico: la cosa più vicina a una moto che conosca è la bicicletta, ma è come paragonare una scarpa e una ciabatta.
Dice: Non sarà mica la prima volta che parli di cose che non conosci e ti esibisci in paragoni arditi?
La redazione ha i modi giusti per riportare all’ordine i collaboratori scansafatiche, pertanto eccoci qui. A mettere in primo piano, come sempre, l’interesse del lettore. Perché questo è il fatto: anche il lettore e la lettrice che in questo momento non abbiano altra urgenza che quella di idratare i propri talloni, prima o poi si imbattono nel tema moto e dintorni. Qui non parliamo infatti di chi nasce centauro, di chi da sempre affronta le vacanze con un bagaglio grande quanto un forno a microonde. Qui parliamo di neofiti, mogli e compagne che alle moto arrivano per vie traverse, spesso condotte dallo sfizio che lui, sull’orlo dei quaranta, ha deciso di togliersi. Aveva la moto da giovane e oggi, arrivato a un giro di boa tanto significativo, vuole condividere la passione. Avere un uomo che si entusiasma non è cosa da tutti i giorni, così lei cede.
Lui passa giorni a scegliere il modello confrontandosi con gli amici. Ha negli occhi il sollievo di chi ha già allocato il budget e deve soltanto decidere i dettagli. Fa tenerezza: è lo stesso senso di trepidazione che proviamo noi scegliendo la borsa dell’anno. Certo, il suo sfizio costa come le borse degli ultimi cinque anni messe insieme, ma non si può essere pusillanimi con i desideri.
Un giorno esce soddisfatto come un medico dalla sala parto e pronuncia un marchio noto seguito da una sequenza di numeri e lettere. Lo schema prevede che si annuisca convinte. Il grosso sembra fatto e invece il bello inizia adesso. Come un Fred Flintstone qualunque sente il dovere di occuparsi della tribù. I bambini non sono contemplati (se c’è una cosa bella delle moto è che hanno due posti), ma lei non può tirarsi indietro. Lui sfodera il sorriso accondiscendente con cui si propone la caramella per la gola alla creatura: dobbiamo comprare dei vestiti adatti. La parola vestiti dovrebbe essere quella rassicurante.
L’abbigliamento da moto, in effetti, può regalare certamente più occasioni di utilizzo di quello da sci (verrà il giorno in cui vi racconterò della 39enne condotta in un negozio sportivo ad acquistare gli scarponi la vigilia di Natale). L’altra parola magica è riutilizzabili. Solo il tempo chiarirà che per ammortizzare davvero la spesa e soprattutto utilizzare realmente l’outfit bisognerebbe indossare la giacca con le imbottiture tutti i sabati andando a fare la spesa.
A un anno esatto dall’acquisto si tirano le somme. I viaggi in moto in due si contano sulle dita di una mano. Di quelli contati lei ricorda: il caldo devastante al semaforo che sale dai piedi e arriva in un secondo al cervello; la giacca di pelle troppo stretta; l’impossibilità di parlare perché i microfoni del casco, per un motivo o per l’altro, non funzionano mai; l’impossibilità di prendere in mano il telefono per paura di volare via alla prima accelerata.
Quella era la primavera scorsa, questa sarà tutto diverso. Sceglieranno le giornate meno calde, sistemeranno i bambini, ripareranno i microfoni per avere tempo di parlare del suo sfizio dei quarant’anni. Per lui la moto, per lei la borsa di Hermés. In fondo è già primavera e tutto questo allarme finirà. E si potrà uscire di casa, per passeggiare, per morire di caldo ai semafori, per provare l’ebbrezza di litigare a gesti (no, i microfoni non funzioneranno ancora) dopo settimane di allenamento a casa. E per rispondere a una fondamentale domanda: si litiga meglio su due ruote o tra quattro mura?

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