venerdì 14 gennaio 2011

Cattiverie

Dal Giornale del Popolo del 14 gennaio
Incuti una sorta di timore reverenziale, la gente non ti rivolge la parola prima delle 11 del mattino, si scusa in anticipo se si presenta con scarpe inguardabili, sceglie con cura ossessiva il vestito per partecipare alle tue feste, che siano compleanni o matrimoni. Essere cattive, acide, perfide ed esserlo notoriamente ha una serie lunghissima di vantaggi. Non ultimo quello di far stupire e commuovere le persone a cui si riserva una gentilezza. Rimangono di sasso quando gli pare di intuire che non sei appena gentile ed educata, ma potresti addirittura avere un cuore. L'importante è far sì che non ci credano mai veramente, ma che gli paia solo un'impressione di cui non fidarsi, come un oggetto visto con la coda dell'occhio ma senza mettere a fuoco. L'opera va completata evitando accuratamente di concedere qualunque tipo di confidenza. Si può vivere benissimo nel proprio algido personaggio, si può fulminare ogni collega che pretenda di dare un'occhiata a Chi prima di noi, si può limarsi le unghie prima di aprire la porta agli ospiti che aspettano di sotto, si può: le fisse diventano tic del personaggio. Chi vi odia continuerà a farlo, chi vi ama (generalmente persone ardite e audaci) si invaghiranno delle vostre stranezze chiamandole vezzi. Non ci sono controindicazioni a queste regole di condotta tranne nel malaugurato caso in cui, può capitare annualmente, voi vogliate essere sinceramente buone. Fate i complimenti a un amico per una cosa che ha scritto. Dite a vostra madre che ha una bellissima messa in piega. Ti guardano atterriti, si offendono: «È un disastro, vero?». A forza di disegnarci così, sembriamo cattive per davvero.