mercoledì 10 giugno 2015

Fondazione Prada off limits per i passeggini

Dal Giornale del Popolo del 5 giugno

Alla Fondazione Prada noi ragazze ci eravamo andate per un caffè. Solo una volta arrivate ci siamo accorte di due cose: che il dress code in certi posti è un problema insolubile e che esistono bambine di tre anni che non si accontentano di una brioche al bar disegnato da Wes Anderson, ma a un certo punto chiedono di “entrare a vedere le statue”. “Le statue” erano quelle scelte da Salvatore Settis per la mostra Serial Classic. Di più non so perché la madre non ha potuto soddisfare l'insana curiosità culturale della bambina. “Il regolamento impone che il passeggino venga lasciato fuori”. Di fronte alla prospettiva dell'altra bimba, che non arriva a due anni, libera dal passeggino e in condizioni di distruggere secoli di storia anche la madre single più agguerrita tira i remi in barca. Fuori dal museo (bellissimo, mi dicono) c'erano altri genitori appesi ai passeggini. Ora: io non ho problema alcuno a pagare una babysitter né appartengo a quei genitori ultras del diritto “a portare dei bambini ovunque”. Gli ultras della maternità, siano i gruppi pro life o le madri instagrammer immortalatrici seriali dei loro bambini, non li tollero come non tollero nessun portatore di eccesso di zelo. Non chiedo spazi per i bambini, né attenzioni particolari, solo condizioni di minima agibilità che rendano percorribili i posti normali. Vorrei dirvi come fanno alla Tate Modern o nei musei di Parigi e Berlino, con l'unico provincialissimo intento di mostrarmi persona di mondo. Sono anche tentata di farne una questione educativa e dire che con questa mania di escludere i bambini dai posti normali li trasformiamo in mostriciattoli che non sanno stare al mondo. Vorrei dire tante cose, ma mi mangio le mani come sempre per non aver detto l'unica cosa importante al momento giusto alla signorina della biglietteria: “Se non entro io non entra neanche quel tizio con le scarpe Prada sport di quindici anni fa, ok?”.

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