mercoledì 10 giugno 2015

Se non è storytelling, non vale

Dal Giornale del Popolo del 29 maggio

Doveva essere la scelta risolutiva, quella in grado di dare una svolta all’azienda, consentire un’organizzazione intelligente del lavoro che avrebbe permesso a ciascuno di vivere al meglio le proprie responsabilità. Poi dopo pochi mesi il nuovo capo si è trasformato nel solito stronzo e l’entusiasmo dei collaboratori (tornati ad essere sottoposti nel tempo di un click) è tornato nel cassetto, dimenticato come si dimentica una cotta estiva poco significativa. Come in ogni grande delusione restano i ricordi. Per esempio quelli sulle infinite discussioni sullo storytelling. Perché noi non facciamo mica i comunicati stampa, neppure le strategie social, noi non diciamo cose col fine di vendere, noi siamo maestri nella nobile arte del racconto. Noi non vogliamo beceramente scrivere, ma poeticamente raccontare: per questo la parola d’ordine è storytelling. Raccontarsela e raccontarla, perché non c’è potere maggiore di quello di raccontarla come si vuole. Allora, se avete ospiti a cena questa sera, non pensate a quanto avete speso in rosticceria stamattina. Mettetevi lì a raccontare, a dire, descrivete come avete tagliato le verdure e come le avete saltate in padella. Parlate di quella ricetta, dell’amore che ci avete messo e di come le bambine mangino volentieri le verdure. Siamo in tempo di Expo e il pianeta va nutrito con qualche storiella come si deve. Storytelling, appunto.

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