sabato 17 marzo 2018

Baci influenzati

Dal Giornale del Popolo del 5 gennaio 2018
Del perché l’influenza è il modo migliore per concludere le vacanze. Così si intitola l’approfondita riflessione della ficcanaso di oggi, che prende spunto da vicende personali e racconti di amici circa la sottovalutata strategicità dell’influenza durante le ferie. Alcuni di noi l’hanno scontata all’estero, dove hanno scelto di passare il Capodanno. Hanno dovuto studiare come si dicesse tachipirina nell’idioma del luogo per poi aspettare sotto le coperte che passasse la buriana. Non c’è cosa peggiore che star male fuori casa, dicono; il che fa sorridere l’altra metà del cielo, quella in cui abitano coloro che per le vacanze non hanno pianificato un bel niente, improvvisando soltanto spostamenti tra una tavolata e l’altra. Ma l’influenza non da tregua, quindi colpisce senza pietà anche coloro che prudentemente sono rimasti in patria. A casa, dove si dispone di un ricco armamentario di pastiglie, sciroppi e termometri a raggi laser, 48 ore sopra i 39 gradi di febbre sono impensabili per un adulto. Eppure succedono, rendendo la tachipirina l’unico argomento di discussione tra gli adulti che la sera pregano che vengano almeno risparmiati gli infanti. I bambini, da parte loro, si godono alla grande la totale impotenza dei genitori che pur di potersi appisolare cinque minuti concedono la televisione senza limiti. Sembra tutto un disastro, quando il calar della febbre restituisce un minimo di lucidità che evidenzia i vantaggi dell’influenza: regala l’opportunità di recuperare qualche etto sulla bilancia della vergogna dopo le feste e soprattutto consente di ricominciare a lavorare già sfiniti, iniziando a contare i giorni per il prossimo ponte.

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