Dal Giornale del Popolo del 22 dicembre 2017
Il bancomat che si smagnetizza a tre giorni dal Natale può
essere considerato una disgrazia o una sfortuna. Sta di fatto che con poche
monete in tasca non posso fare il rush finale che mi ero ripromessa e al di là
delle bambole di gufetta per le bambine comprate on line settimane fa non mi
resta nulla. E nulla vuol dire nulla. Soprattutto, contavo nei prossimi due
giorni per fare l’unico regalo davvero difficile e importante: quello a me
stessa. Vuoi mettere cosa significa trovare sotto l’albero un bel regalo
incartato con un bell’oggetto inutile dentro? Peggio della nonna che ti
regalava i soldi (che comunque erano solo benedetti) c’è il maschio che ti
chiede cosa ti serve. Chiedimi almeno cosa mi piacerebbe, mi dico. O spedisci
qualche amico ad indagare. Io stessa, del resto, sono oggetto di molte
richieste di questo genere: “Ha detto che vuole prendersi una borsa nera, cosa
faccio?” Mi sveglio la mattina alle sei per fare un giro nei migliori siti e
verificare il termine ultimo per ricevere il pacco a Natale. Poi al marito
dell’amica fornisco un report completo, che ha il solo difetto di essere basato
su un budget che mi sono auto concessa. Non si sarebbe certo rivolto a me se
fosse tirchio, no? Vivere al di sopra delle proprie possibilità è un’arte in
cui bisogna essere esperte e non ci si può improvvisare, nemmeno quando si
tratta di consulenze. Così l’auto regalo diventa estremamente importante e
strategico. Non sarà un’esperienza, non sarà un’idea. Sarà l’ennesimo abito di
cui non ho bisogno. Sempre che questo maledetto Bancomat torni a funzionare e
che Babbo Natale non abbia deciso di sabotarmi.
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