sabato 17 marzo 2018

Lo sdegno che alimenta l'algoritmo

Dal Giornale del Popolo del 15 dicembre

Il problema di iniziare ad usare i social in età matura è che l’algoritmo, che ti conosce molto meglio di chi vive con te, sa perfettamente che come ogni utente troglodito ti lasci usare da questi mezzi potenti e pericolosi producendo ciò che ne costituisce la benzina inesauribile: indignazione, frustrazione e avidità. In definitiva, dunque, su facebook scuoto il capo e mi indigno, su Instagram mi faccio venire miliardi di idee per acquisti di ogni entità. Su Instragam vivo crisi di coscienza quotidiane: lo compro, non lo compro, lo metto nella lista degli autoregali di Natale, mando il link a mia mamma che è l’unica in grado di farmi regali al mio livello, salvo l’immagine per i saldi, mi metto il cuore in pace e continuo a pensare all’eskimo di Yves Saint Laurent come si penserebbe ad un amante impossibile. Su Facebook gironzolo pensando alle vite degli altri, facendo paragoni, felicitandomi per le persone che non vedo da tempo, screenshottando le cose impresentabili. E poi. E poi arrivano quei video che mi fanno perdere la testa. E l’algoritmo, che tutto puote, lo sa. Non li degno mai di alcuna reazione ma evidentemente lui capisce che li guardo con lo sguardo perso nel vuoto, che trenta secondi dopo ne discuto con le amiche comuni. Loro dicono che fa ridere, che io prendo tutto troppo sul serio e che in fondo dovrei essere contenta di avere un’amica Youtuber in erba. Io penso a quelle visualizzazioni che aumentano video dopo video insieme al mio imbarazzo. E mi domando quello che mi domando ogni volta che vedo un viso sottoposto a un lifting temerario: c’è mai stato un giorno in cui ti sei vista da fuori come ti vediamo noi? 



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