Dal Giornale del Popolo del 15 dicembre
Il problema di iniziare ad usare i social in età matura è
che l’algoritmo, che ti conosce molto meglio di chi vive con te, sa
perfettamente che come ogni utente troglodito ti lasci usare da questi mezzi
potenti e pericolosi producendo ciò che ne costituisce la benzina inesauribile:
indignazione, frustrazione e avidità. In definitiva, dunque, su facebook scuoto
il capo e mi indigno, su Instagram mi faccio venire miliardi di idee per
acquisti di ogni entità. Su Instragam vivo crisi di coscienza quotidiane: lo
compro, non lo compro, lo metto nella lista degli autoregali di Natale, mando
il link a mia mamma che è l’unica in grado di farmi regali al mio livello,
salvo l’immagine per i saldi, mi metto il cuore in pace e continuo a pensare
all’eskimo di Yves Saint Laurent come si penserebbe ad un amante impossibile.
Su Facebook gironzolo pensando alle vite degli altri, facendo paragoni,
felicitandomi per le persone che non vedo da tempo, screenshottando le cose
impresentabili. E poi. E poi arrivano quei video che mi fanno perdere la testa.
E l’algoritmo, che tutto puote, lo sa. Non li degno mai di alcuna reazione ma
evidentemente lui capisce che li guardo con lo sguardo perso nel vuoto, che
trenta secondi dopo ne discuto con le amiche comuni. Loro dicono che fa ridere,
che io prendo tutto troppo sul serio e che in fondo dovrei essere contenta di
avere un’amica Youtuber in erba. Io penso a quelle visualizzazioni che
aumentano video dopo video insieme al mio imbarazzo. E mi domando quello che mi
domando ogni volta che vedo un viso sottoposto a un lifting temerario: c’è mai
stato un giorno in cui ti sei vista da fuori come ti vediamo noi?
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