Dal Giornale del Popolo del 30 novembre
Scegliere il regalo dalla lista nozze, presentarsi in orario alla cerimonia, azzeccare la strada giusta per il ristorante, scherzare con gli altri invitati avvolte in un vestito elegante, restare fino alla torta, salutare gli sposi, andarsene a casa scalze e con i capelli sfatti. Una pensa che sia tutto qui (e fosse poco) il rituale sacro-profano dei matrimoni degli amici migliori. Fino a che i piccioncini non tornano dal viaggio di nozze e abbronzati in pieno inverno ti piazzano sul loro divano a sedici posti davanti a uno schermo piatto grande come il tuo bilocale e lo spettacolo comincia. Venghino signori, venghino c'è il filmino del matrimonio. E sì quelli che si schermiscono ("Ma che faccia da scemi") sono gli stessi che mesi prima "no, noi le foto in posa e i filmini mai". E ma poi cosa vuoi, i parenti che insistono, la voglia di lasciare ai posteri qualcosa di sé. E così si ingaggia il fotografo, con la raccomandazione: "Che sia una cosa sobria". Eppure non c'è raccomandazione di sobrietà che ti salvi dalle musiche strappalacrime, le immagini in dissolvenza, i baci finti su improbabili scenari da favola. E così ti intenerisci pure. Fino a che nel filmino non compari anche tu, e la pellicola rivela che quel giorno in cui ti sembrava di essere così impeccabile altro non eri che un ballonzolante budino su tacchi vertiginosi. "Essì, la tv ingrassa". Vero. Ci sarà un motivo se le letterine pesano trenta chili. Mentre scatta, puntuale e deciso come un riflesso, il proposito della dieta pensi che in pochi possono eguagliare il colpo di genio di quello sposo di trent'anni fa. "Tranquilla, tesoro, il filmino lo fa il mio amico Gianni che ha la cinepresa e così risparmiamo". Gianni quel giorno si distraè parecchio e il filmino risultò tutto nero. Niente ricordi ai posteri, niente inviti per la dieta per le invitate sovrappeso. Solo mio padre è un genio
venerdì 30 novembre 2007
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