venerdì 4 gennaio 2008

Testamenti d'inizio anno

Dal Giornale del Popolo del 4 gennaio 2008

Cinque, sei, sette, otto. L'anno buono per la dieta è il 2008. Tre, due, uno. Forza ragazze la cellulite non è nessuno. Tra un esercizio e l'altro giusto il tempo di scrivere due righe, prima della fine. Intesa come fine della rubrica perché credo abbia i giorni contati, è tempo di cambiare e dopo due anni in effetti gli argomenti si ripetono. Sarà per questo che, complice lo sforzo fisico, pensavo a testamenti, lasciti e affini. Se infatti sono certa di avere schiere di amiche pronte a una guerra civile per il mio guardaroba, non credo di aver tanto da lasciare sul piano delle idee. D'altronde con guru come Alfonso Signorini, non c'è certo bisogno di Ficcanase in giro. Però la massaggiatrice che mi ha fatto il massaggio con riflessuologia plantare che mi hanno regalato a Natale mi ha detto, testuale, che devo «liberare le mie emozioni, raccontarmi, parlare, arrabbiarmi e non tenermi tutto dentro che poi mi viene la dermatite». E quindi io mi libero, parlo, sclero. Faccio ciò per cui Dio ha creato le femmine, insomma. Cambio idea ogni trenta secondi e provo un acuto piacere nel contraddirmi, però credo che alcuni punti fermi si possano comunque elencare. Nutro un odio profondo per la french-manicure, la Pinko bag e i bauletti di Vuitton (tranne quello di trent'anni fa che ho trafugato a mia nonna). Credo nella magrezza come filosofia di vita e invidierò sempre quelle stecchine. Credo che indossare dei tacchi con disinvoltura ti garantisca una migliore qualità della vita, almeno quanto avere un ventre piatto ti assicura un'ottima compagnia maschile. E lo dico adesso, lo dico a voi, perché lo so che il giorno in cui diventerò famosa quando mi intervisteranno dovrò dire che odio cose come l'ipocrisia e il conformismo e detesto la mondanità. E chissà, magari dirigerò Vogue e mi toccherà pure dire che le modelle devono essere più grasse. Ricordatevi di queste righe, in quell'infausto giorno in cui sarò sulla copertina di Vanity Fair.

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