venerdì 7 novembre 2008

Save the lipstick

Dal Giornale del Popolo del 7 novembre
Il problema di avere molte amiche massaie è che poi danno il tuo numero per la dimostrazione degli elettrodomestici. E tu ti trovi al telefono a dover spiegare a una perfetta sconosciuta che ti promette l'apparecchio in grado di pulire a secco il divano che tu il divano non ce l'hai. Le tende? Nemmeno. E quella già pensa che sei una pervertita che ama farsi spiare dai vicini e quindi figurati se puoi farle capire di non chiamarti più perché stai seriamente pensando di usare i soldi destinati al divano, al tavolo e alle tende per il Fondo borsa di Hermés. Alcune persone (ci piace pensare che siano le più intelligenti, perché il club include sempre noi stesse) sono destinate a non essere capite dal prossimo. Prendete Sarah Palin, per esempio. Noi ci credevamo. Una vicepresidente che agita un rossetto come una bandiera è un'innovazione culturale pari almeno a quella di un presidente nero. Nel mondo delle nostre fantasie in cui gli uomini cattivi diventeranno buoni c'era spazio anche per un dream-ticket Obama-Palin. Il sogno si è avverato solo al cinquanta per cento e potremmo ritenerci comunque in parte soddisfatte se non fosse che la nostra eroina adesso è caduta in disgrazia. In queste ore infatti gli avvocati del partito repubblicano stanno correndo in Alaska a contare i vestiti di Sarah. La candidata repubblicana era finita nell'occhio del ciclone poche settimane fa per aver speso 150 mila dollari per rifarsi il guardaroba. Una vergogna per una paese in piena crisi finanziaria, si diceva. Allora i repubblicani hanno fatto finta di niente perché non si contano i vestiti in pubblico, ma con la sconfitta è arrivata implacabile anche la vendetta, terribile come in ogni famiglia che si rispetti. Terribile come i regali restituiti alla fine di una storia. Resta solo una speranza, che intervenga quello là. L'onnipotente del Yes we can. Ma sì, dai, quello abbronzato.

8 commenti:

Le ha detto...

Sì, ma 150mila dollari per quel guardaroba triste è agghiacciante. Un po' come Cherie Blair che spendeva cifre improponibili per poi avere sempre lo stesso toupé.

la ficcanaso ha detto...

la libertà è una brutta eppur necessaria bestia

filoderba ha detto...

la palin si é presentata al coso elettorale con uno affare con la cerniera e il cappuccio di flanella verde marcio. non merita di essere libera. che se li riprendano pure quei cazzo di vestiti.

filoderba ha detto...

http://krugman.blogs.nytimes.com/

eh eh eh, il post del 7 novembre.

Yuri Zivago ha detto...

"non si contano i vestiti in pubblico": una Ficc al top della forma :) Grazie anche di questo.

cuiscarpettdaverniis ha detto...

leggete, trentenni e trentenni (o poco più giovani). leggete e meditate:
"qualche parola fredda sulla gioia obamista"

la ficcanaso ha detto...

«This is (quello per Obama, ndf) a cult like the one which grew up around Princess Diana, bereft of reason and hostile to facts». (cito un giornalista americano citato da un giornalista del foglio, che vedo che fa figo: http://www.camilloblog.it/archivio/2008/11/10/scientology/).

Pfiuh, pagato l'obolo al dibbattito intellettuale. Io dico che Obama può piacere così, per simpatia, e non è peccato; che poi vedremo quel che fa e come si vestirà e giudicheremo. Troppo "maanchismo"?

cuiscarpettdaverniis ha detto...

sai. sta simpatico anche a me, lo ammetto. ma per un'intuizione altrettanto viscerale dovevo tirarmi fuori prima dal brodo di giuggiole dei piccoli sofri.