venerdì 8 febbraio 2013

La frangia di Michelle e quel giudizio a posteriori

Quando si è presentata, qualche giorno fa, col viso incorniciato da un caschetto inedito, Michelle Obama ha confermato quella grande verità che noi femmine non impariamo fino a che non ci rimettiamo i nostri, di capelli. La grande verità è che ci sono poche donne adatte alla frangetta e generalmente sono quelle che la portavano quando le madri gli infilavano la merenda impacchettata dentro la cartella dopo averle pettinate. Questa grande verità è nota a tutte le donne, però per tutte arriva il momento dell'incontro col parrucchiere audace che non si capacita che in trent'anni di vita nessuno possa aver avuto l'illuminazione: «Ma perché non dovrebbe starti bene, anche se hai il visto un po' tondo?». Per alcune, pochissime, è l'inizio di una rivoluzione estetica; per tutte le altre è l'inaugurazione di un paio di mesi pettinate come un gettone delle giostre e commenti maschili che nei casi più benevoli si fermano ai riferimenti a Rita Pavone. Probabilmente Obama non è perfido come gli uomini che frequentiamo noi e avrà evitato qualunque tipo di commento. Chi invece non si è risparmiato sull'aspetto della first lady è l'allenatore di una squadra liceale americana. Pur evitando commenti sulla frangetta, di fronte ai suoi studenti ha disprezzato i programmi alimentari salutisti imposti dalla first lady alle scuole dicendo che una con quel “culone” non ha proprio niente da insegnare in fatto di alimentazione. All'incauto allenatore la diffusione di un video con le frasi incriminate è costata il posto. Noi ci siamo addormentate sognando un mondo in cui ogni uomo che prende in giro la frangetta o la superficie del sedere di una donna venga licenziato. E ci siamo svegliate nell'incubo di una disoccupazione alle stelle.


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