venerdì 22 febbraio 2013

Ma tesoro siamo sicuri che ti chiami proprio così?


Dal Giornale del Popolo del 22 febbraio
Telefonate da controllare, luoghi di nascita da inserire su Google, conti della spesa da spulciare minuziosamente perché il risparmio record che ha sbandierato tornando a casa con la nuova tessera fedeltà non è assolutamente credibile. Il caso di Oscar Giannino ci ha precipitato nelle sabbie mobili dell'incertezza e del perenne sospetto, per cui non c'è più niente che possiamo concederci il lusso di accettare a scatola chiusa. Pochi giorni fa il giornalista è stato costretto a svelare di non avere mai conseguito le millantate due lauree né il famoso master a Chicago. Poche ore più tardi l'affondo è arrivato dal mago Zurlì, anima dello Zecchino D'Oro, che ha negato che il festival abbia mai avuto un Oscar Giannino bambino tra i suoi partecipanti. Ora non c'è frase che il povero Oscar pronunci senza scatenare gli eserciti del fact-checking, pronti a trovare conferme o smentite per quel che lui va raccontando. Ma la conseguenza più grave è quel che è successo alla gente comune, improvvisamente in crisi perché si rende conto di non aver mai visto il diploma di laurea del marito. E che dire dei nostri uomini che vanno sempre in un'altra stanza per rispondere al telefono? Chi si dice che non sia un impostore invece che una persona semplicemente riservata ed educata? Come accade dopo Truman Show, quando sapere della presenza di una porta nel fondale finto fa rimbalzare il dubbio della artificiosità su tutto, il fatto di scoprire delle bugie ci fa sospettare che tutto quel che incontriamo sia solo una bugia non ancora smascherata. Ecco cosa succede, a dissacrare il mago Zurlì.

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